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Apre il percorso una sezione dedicata alla collezione della famiglia Monzino: attrezzi e materiali per realizzare strumenti ad arco e a pizzico, come forme di violini e chitarre, seghetti, scalpelli, e una quarantina di strumenti musicali. A un nucleo di esemplari realizzati tra il XVII e il XVIII secolo, collezionati dalla famiglia stessa, seguono strumenti di numerosi liutai che lavorarono alle dipendenze dei Monzino. Sono presenti viole, violini, chitarre e mandolini, nelle varianti milanese e napoletana. Tra queste opere incuriosiscono una “arcichitarra” del 1911 di Severino Riva e un "terzetto" costituito da una chitarra e due mandolini assemblati in un unico strumento, un "capo d'opera" da esposizione realizzato da Innocente Rottola nel 1906.
Nella sala successiva, dopo una selezione di strumenti musicali etnografici, l'esposizione prosegue organizzata per raggruppamenti tipologici.
Gli strumenti ad arco, suddivisi per aree geografiche, testimoniano la produzione italiana, tra cui quella di Milano con Carlo Giuseppe Testore, di Cremona con Ceruti e di Venezia con Giovanni Battista Bodio.
Ricca anche la sezione degli strumenti a pizzico con arciliuti e chitarroni, chitarre a cinque ordini, chitarre battenti, caratterizzata soprattutto dalla presenza di mandolini napoletani e milanesi di diverse epoche di importanti costruttori tra i quali Presbler, Fixer, Fabricatore, Vinaccia, Filano.
Gli strumenti a fiato sono rappresentati da pochi ottoni e da un gran numero di legni: flauti, clarinetti, oboi e fagotti, realizzati dai maggiori costruttori milanesi, come Pietro Piana, Ubaldo Luvoni, Alessandro Maldura e Agostino Rampone, e da grandi artigiani stranieri. Tra questi ultimi ricordiamo il flauto tenore di Bressan, l'oboe di Anciuti, il clarinetto piccolo di Savary padre, un oboe di Heinrich Grenser, i flauti della ottocentesca produzione viennese Ziegler, rimasti a lungo in uso in Italia e i curiosi flauti a bastone.
Fanno parte della Collezione dal 2008, in uno spazio appositamente predisposto, le macchine dello Studio di Fonologia Musicale della Rai, istituito ufficialmente nel 1955 nella sede di Corso Sempione per iniziativa di Luciano Berio e Bruno Maderna e rimasto attivo fino al 1983.
Nel Museo si possono inoltre ammirare diversi esemplari di arpe, pochette, i violini tascabili tipici dei maestri di danza del Settecento, e alcune ghironde, strumenti di origine medievale che ebbero fortuna negli ambienti aristocratici della Francia fra Sette e Ottocento, ancora oggi utilizzati nell'ambito della musica popolare e alcune viole da gamba tra le quali una realizzata dal rinomato costruttore Colichon.
Nella suggestiva Sala della Balla trovano posto gli strumenti a tastiera, quali clavicembali, virginali, spinette con esemplari rinomati a livello internazionale tra i quali vale la pena ricordare il virginale doppio di Ioannes Ruckers. Chiude il percorso una sala dedicata al pianoforte dell'Ottocento: dal pianoforte di Rosemberger, ai pianoforti a tavolo di Pape, ad un esemplare di pianoforte a giraffa.